La NASA esamina campioni lunari conservati per 50 anni



Raccolto durante l'Apollo 16, si tratta di un campione di Anortosite fra i più antichi campioni di roccia raccolti durante le missioni lunari. Esposto presso il laboratorio lunare della NASA al Johnson Space Center.  Credito foto: Michael Wyke



L'autore nei laboratori del Lunar Samples a Houston mentre esamina la "Genesi Rock" un campione lunare dello stesso tipo raccolto durante la missione Apollo 15 Credito: Luigi Pizzimenti

Dietro una porta blindata da fare invidia alle banche,  al Johnson Space Center è custodito un tesoro che pochi hanno visto e molte meno persone hanno toccato con mano. Un privilegio che ho avuto in diverse occasioni dei miei viaggi per il ritiro dei campioni lunari portati in Italia. (vedi Ti porto la Luna)


L'autore all'interno dei laboratori presso il Lunar Samples a Houston Credito: Luigi Pizzimenti

Il laboratorio  ospita centinaia di chilogrammi di rocce lunari raccolte dagli astronauti dell'Apollo quasi mezzo secolo fa. Per la prima volta dopo decenni, la NASA sta per aprire alcuni dei campioni incontaminati e lasciare che i geologi possano esaminare le rocce con la tecnologia del 21° secolo.

Quale modo migliore per celebrare il 50° anniversario dei primi passi dell'umanità sulla Luna? Ryan Zeigler, curatore del laboratorio ha dichiarato: "È una sorta di coincidenza che li apriamo nell'anno dell'anniversario, ma certamente l'occasione ha aumentato la consapevolezza e il fatto che stiamo per tornare sulla Luna".

Con l'anniversario del primo allunaggio umano da parte di  Neil Armstrong e Buzz Aldrin - il loro modulo lunare Eagle è atterrato il 20 luglio 1969 nel Mare della Tranquillità - la luna è di nuovo al centro dell'attenzione mondiale.

L'autore nei laboratori del Lunar Samples a Houston Credito: Luigi Pizzimenti
Dopo decenni di "rimpalli" tra la Luna e Marte come prossima destinazione, la NASA mira a riportare gli astronauti sulla superficie lunare entro il 2024.  La luna è un terreno di prova cruciale data la sua relativa vicinanza alla Terra.

Il compito del dott. Zeigler è quello di preservare ciò che i 12 moonwalker hanno portato a casa dal 1969 al 1972  e garantire che gli scienziati ottengano i migliori campioni possibili per i nuovi studi.

Alcuni pezzi di terreno e di roccia sono stati confezionati sottovuoto sulla Luna - e mai esposti all'atmosfera terrestre - o congelati o conservati con gas elio dopo lo splashdown e poi lasciati intatti. Il personale del laboratorio sta ora cercando di capire come rimuovere al meglio i campioni dai loro tubi e dagli altri contenitori senza contaminare o rovinare nulla.

Rispetto alla tecnologia dell'era dell'Apollo, gli strumenti scientifici di oggi sono molto più sensibili, ha dichiarato Zeigler: "Possiamo fare di più con un milligrammo che con un grammo di allora. Quindi è stata davvero una buona pianificazione da parte dei miei predecessori aspettare che trovassimo nuovi sistemi di indagine".

Dei sei atterraggi lunari con equipaggio, l'Apollo 11 ha prodotto il minor numero di campioni lunari: circa 22 chilogrammi.  È stato il primo atterraggio degli astronauti e la NASA ha voluto ridurre al minimo i tempi e i rischi lunari. Ciò che è rimasto di questa missione - circa tre quarti dopo lo studio scientifico, le manifestazioni pubbliche e i doni a tutti i paesi e Stati Uniti nel 1969 - è conservato nei laboratori a temperatura ambiente.

Armstrong ha raccolto la maggioranza delle rocce e fotografie. Aldrin ha raccolto due campioni. Tutti e cinque i successivi atterraggi lunari dell'Apollo hanno avuto soggiorni più lunghi. Gli ultimi tre - Apollo 15, 16 e 17 - avevano a disposizione i lunar rover che aumentavano significativamente l'area di raccolta dei campioni.

Studiando le rocce lunari dell'Apollo, ha detto il dott. Zeigler, gli scienziati hanno determinato l'età delle superfici di Marte e Mercurio, e stabilito che Giove e gli altri grandi pianeti esterni del sistema solare si sono probabilmente formati più vicino al Sole e successivamente sono migrati verso l'esterno.

Attendiamo con fiducia il ritorno sulla Luna per fare nuove scoperte e chissà prepararci al viaggio verso Marte. 

Luigi Pizzimenti




Inside a locked vault at Johnson Space Center is treasure few have seen and fewer have touched.

The restricted lab is home to hundreds of pounds of moon rocks collected by Apollo astronauts close to a half-century ago. And for the first time in decades, NASA is about to open some of the pristine samples and let geologists take a crack at them with 21st-century technology.

What better way to mark this summer’s 50th anniversary of humanity’s first footsteps on the moon than by sharing a bit of the lunar loot.

“It’s sort of a coincidence that we’re opening them in the year of the anniversary,” explained NASA’s Apollo sample curator Ryan Zeigler, covered head to toe in a white protective suit with matching fabric boots, gloves and hat.

“But certainly the anniversary increased the awareness and the fact that we’re going back to the moon.”

With the golden anniversary of Neil Armstrong and Buzz Aldrin’s feat fast approaching — their lunar module Eagle landed July 20, 1969, on the Sea of Tranquility — the moon is red-hot again.

After decades of flip-flopping between the moon and Mars as the next big astronaut destination, NASA aims to put astronauts on the lunar surface again by 2024 at the White House’s direction. President Donald Trump prefers talking up Mars. But the consensus is that the moon is a crucial proving ground given its relative proximity to home — 240,000 miles (386,000 kilometers) or two to three days away.

Zeigler’s job is to preserve what the 12 moonwalkers brought back from 1969 through 1972 — lunar samples totaling 842 pounds (382 kilograms) — and ensure scientists get the best possible samples for study.

Some of the soil and bits of rock were vacuum-packed on the moon — and never exposed to Earth’s atmosphere — or frozen or stored in gaseous helium following splashdown and then left untouched. The lab’s staff is now trying to figure out how best to remove the samples from their tubes and other containers without contaminating or spoiling anything. They’re practicing with mock-up equipment and pretend lunar dirt.

Compared with Apollo-era tech, today’s science instruments are much more sensitive, Zeigler noted.

“We can do more with a milligram than we could do with a gram back then. So it was really good planning on their part to wait,” he said.

The lunar sample lab has two side-by-side vaults: one for rocks still in straight-from-the-moon condition and a smaller vault for samples previously loaned out for study. About 70 percent of the original haul is in the pristine sample vault, which has two combinations and takes two people to unlock. About 15 percent is in safekeeping at White Sands in New Mexico. The rest is used for research or display.

Of the six manned moon landings, Apollo 11 yielded the fewest lunar samples: 48 pounds or 22 kilograms. It was the first landing by astronauts and NASA wanted to minimize their on-the-moon time and risk. What’s left from this mission — about three-quarters after scientific study, public displays and goodwill gifts to all countries and U.S. states in 1969 — is kept mostly here at room temperature. Credit:Bloomberg

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