K2 un'impresa italiana 1954-2024
K2 UN'IMPRESA ITALIANA
104 PAGINE A COLORI
EDIZIONI ADAA
La storia completa della spedizione italiana al K2 con dettagli, dati e curiosità dell'impresa compiuta nel 1954.
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Sommario
Prefazione di Alessandro Gogna, alpinista e storico
Presentazione di Marco Castiglioni, direttore Museo Castiglioni
Introduzione dell’autore
Capitoli
- K2: nascita di un mito
- I primi tentativi
- Primo tentativo internazionale - 1902
- Primo tentativo italiano - 1909
- Primo tentativo anglo-americano - 1938
- Secondo tentativo americano - 1939
- Terzo tentativo americano - 1953
La spedizione italiana del 1954
- La diplomazia e il viaggio preliminare 23 I membri della spedizione
- Il grande escluso
- L’organizzazione
- I portatori e gli Hunza
- Cronologia della spedizione
- I giorni decisivi dell’attacco alla vetta
- Biografie degli alpinisti
- I componenti della spedizione scientifica
Dal 1954 ad oggi
- Epilogo
- Iconografia
- Bibliografia
- Ringraziamenti
Sommario
Prefazione di Alessandro Gogna, alpinista e storico
Presentazione di Marco Castiglioni, direttore Museo Castiglioni
Introduzione dell’autore
Capitoli
- K2: nascita di un mito
- I primi tentativi
- Primo tentativo internazionale - 1902
- Primo tentativo italiano - 1909
- Primo tentativo anglo-americano - 1938
- Secondo tentativo americano - 1939
- Terzo tentativo americano - 1953
- La diplomazia e il viaggio preliminare 23 I membri della spedizione
- Il grande escluso
- L’organizzazione
- I portatori e gli Hunza
- Cronologia della spedizione
- I giorni decisivi dell’attacco alla vetta
- Biografie degli alpinisti
- I componenti della spedizione scientifica
- Epilogo
- Iconografia
- Bibliografia
- Ringraziamenti
La Mostra
K2: UN'IMPRESA ITALIANA 1954-2024
Il 31 luglio 1954, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli piantarono il tricolore sulla seconda vetta del pianeta. Un traguardo che diventò icona della nuova unità e identità nazionale. L'eco dell'impresa fu enorme perché quel successo simboleggiò la rinascita di un paese profondamente segnato dalla guerra.
La conquista italiana della seconda più alta del mondo ebbe grande risonanza anche per le grandi difficoltà tecniche che il K2 presenta. Da allora si può dire che non ci sia più stata una partecipazione tanto sentita e corale del popolo.
"...Lassù presso la vetta due figure si muovono, il sole del tramonto crea attorno alle loro persone la tipica aureola che si forma alle bassissime temperature, per l’irradiazione corporea di calore: lassù sono 40 gradi sotto zero ed il freddo sta artigliando le dita dei due vincitori..." Mario Fantin, Italiani sulle montagne del mondo, 1967
La mostra desidera ricordare il 70° anniversario della prima ascesa al K2 ripercorrendo le vicende umane ed alpinistica anche attraverso un libro catalogo che riporta i documenti inediti della spedizione provenienti dall'archivio di Ugo Angelino. La rassegna ripercorre, attraverso copioso materiale inedito e d'archivio l'intera vicenda della vittoriosa scalata che ha legato per sempre il nome dell'Italia alla seconda montagna più alta del mondo il K2. La spedizione italiana nel Karakorum del 1954, fortemente voluta e organizzata dal prof. Ardito Desio, sarà raccontata in tutte le sue fasi attraverso foto, documenti e filmati: la preparazione tenutasi tra gennaio e febbraio 1954 sul Monte Rosa e sul Plateau Rosa, ai piedi del Piccolo Cervino, dove fu allestita una base sperimentale per il collaudo di attrezzature ed equipaggiamenti, la partenza e l'arrivo in Pakistan, i primi campi, la conquista della vetta il 31 luglio del 1954 e la discesa. E ancora il rientro, l'ingresso trionfale in Italia.
L'esposizione costituisce dunque un momento di riflessione dedicato alla figura di uomini che hanno fatto la storia dell'alpinismo e del nostro Paese. La «conquista» del K2 infatti ebbe in quegli anni una valenza sociale e nazionale, diventando il simbolo di un'Italia che si riallineava alle grandi potenze europee dopo la disfatta della Seconda Guerra Mondiale. La scalata alla seconda cima più alta del mondo era già stata tentata altre volte, senza successo dal Duca degli Abruzzi nel 1909, dall'americano Houston nel 1938, dal connazionale Wiessner l'anno successivo e nuovamente da Charles Houston nel 1953. L'onore della «vittoria» toccò alla spedizione italiana voluta dal Club Alpino Italiano e capeggiata da Ardito Desio, grande conoscitore del comprensorio del Karakorum. Il video realizzato da Mario Fantin e da Compagnoni e Lacedelli in vetta, documenta, per la prima volta nella storia, la vetta di un "Ottomila" con immagini in movimento, è entrato nell'immaginario collettivo.
Il percorso espositivo alterna poi momenti di maggiore spettacolarità come le fotografie legate alla spedizione e ad altri più riflessivi, in cui il visitatore può soffermarsi ad osservare più da appunti vicino, telegrammi, lettere e documenti originali che ripercorrono la spedizione. Non mancano inoltre testimonianze di forte impatto legato alla spedizione sul K2, dalle locandine del film Italia K2, film-documentario di Marcello Baldi distribuito con grande successo nel 1955, ai materiali tecnici progettati appositamente per quelle altitudini come scarponi, tuta, occhiali e la piccozza. Curioso infine, da un punto di vista storico/documentario e di costume, osserva le attrezzature tecniche degli anni Cinquanta, quali sci, abbigliamento, ciaspole, corde e ramponi, macchine fotografiche, cineprese e molto altro ancora. Un grande diorama farà rivivere al visitatore l'atmosfera del campo base al K2.
La mostra vuole essere un racconto emozionale per donare agli appassionati una vasta documentazione su quell'impresa, in occasione del settantesimo della conquista, ma anche per avvicinare la figura di questi uomini a quanti li conoscono solo parzialmente. Il visitatore potrà vedere per prima volta in Italia materiali della spedizione provenienti dalle diverse mostre e musei con una sinergia fra Comuni di appartenenza degli alpinisti protagonisti e le loro famiglie, musei, enti, aziende che fornirono i materiali alla spedizione del Prof Ardito Desio.
"La presenza della Fondazione Sella onlus fondata nel 1980, conserva e valorizza un vasto archivio documentario e iconografico. Il suo motto, coniungit et servat, definisce il suo obiettivo principale, custodire responsabilmente il patrimonio storico-culturale rendendolo accessibile come bene comune"Credito: Fondazione Sella.
La Fondazione Dalmine partecipa con materiale storico dell'archivio e le bombole d'ossigeno.Gottifredi Maffioli contribuisce con le corde originali prodotte per la spedizione italiana del 1954 e rare fotografie dell'archivio.Si ringrazia Mauro Mazzara per le illustrazioni che impreziosiscono il libro e la mostra.
E molto altro ancora.
Il 31 luglio 1954, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli piantarono il tricolore sulla seconda vetta del pianeta. Un traguardo che diventò icona della nuova unità e identità nazionale. L'eco dell'impresa fu enorme perché quel successo simboleggiò la rinascita di un paese profondamente segnato dalla guerra.
La conquista italiana della seconda più alta del mondo ebbe grande risonanza anche per le grandi difficoltà tecniche che il K2 presenta. Da allora si può dire che non ci sia più stata una partecipazione tanto sentita e corale del popolo.
"...Lassù presso la vetta due figure si muovono, il sole del tramonto crea attorno alle loro persone la tipica aureola che si forma alle bassissime temperature, per l’irradiazione corporea di calore: lassù sono 40 gradi sotto zero ed il freddo sta artigliando le dita dei due vincitori..."
Mario Fantin, Italiani sulle montagne del mondo, 1967
La mostra desidera ricordare il 70° anniversario della prima ascesa al K2 ripercorrendo le vicende umane ed alpinistica anche attraverso un libro catalogo che riporta i documenti inediti della spedizione provenienti dall'archivio di Ugo Angelino. La rassegna ripercorre, attraverso copioso materiale inedito e d'archivio l'intera vicenda della vittoriosa scalata che ha legato per sempre il nome dell'Italia alla seconda montagna più alta del mondo il K2. La spedizione italiana nel Karakorum del 1954, fortemente voluta e organizzata dal prof. Ardito Desio, sarà raccontata in tutte le sue fasi attraverso foto, documenti e filmati: la preparazione tenutasi tra gennaio e febbraio 1954 sul Monte Rosa e sul Plateau Rosa, ai piedi del Piccolo Cervino, dove fu allestita una base sperimentale per il collaudo di attrezzature ed equipaggiamenti, la partenza e l'arrivo in Pakistan, i primi campi, la conquista della vetta il 31 luglio del 1954 e la discesa. E ancora il rientro, l'ingresso trionfale in Italia.
L'esposizione costituisce dunque un momento di riflessione dedicato alla figura di uomini che hanno fatto la storia dell'alpinismo e del nostro Paese. La «conquista» del K2 infatti ebbe in quegli anni una valenza sociale e nazionale, diventando il simbolo di un'Italia che si riallineava alle grandi potenze europee dopo la disfatta della Seconda Guerra Mondiale. La scalata alla seconda cima più alta del mondo era già stata tentata altre volte, senza successo dal Duca degli Abruzzi nel 1909, dall'americano Houston nel 1938, dal connazionale Wiessner l'anno successivo e nuovamente da Charles Houston nel 1953. L'onore della «vittoria» toccò alla spedizione italiana voluta dal Club Alpino Italiano e capeggiata da Ardito Desio, grande conoscitore del comprensorio del Karakorum. Il video realizzato da Mario Fantin e da Compagnoni e Lacedelli in vetta, documenta, per la prima volta nella storia, la vetta di un "Ottomila" con immagini in movimento, è entrato nell'immaginario collettivo.
Il percorso espositivo alterna poi momenti di maggiore spettacolarità come le fotografie legate alla spedizione e ad altri più riflessivi, in cui il visitatore può soffermarsi ad osservare più da appunti vicino, telegrammi, lettere e documenti originali che ripercorrono la spedizione. Non mancano inoltre testimonianze di forte impatto legato alla spedizione sul K2, dalle locandine del film Italia K2, film-documentario di Marcello Baldi distribuito con grande successo nel 1955, ai materiali tecnici progettati appositamente per quelle altitudini come scarponi, tuta, occhiali e la piccozza. Curioso infine, da un punto di vista storico/documentario e di costume, osserva le attrezzature tecniche degli anni Cinquanta, quali sci, abbigliamento, ciaspole, corde e ramponi, macchine fotografiche, cineprese e molto altro ancora. Un grande diorama farà rivivere al visitatore l'atmosfera del campo base al K2.
La mostra vuole essere un racconto emozionale per donare agli appassionati una vasta documentazione su quell'impresa, in occasione del settantesimo della conquista, ma anche per avvicinare la figura di questi uomini a quanti li conoscono solo parzialmente. Il visitatore potrà vedere per prima volta in Italia materiali della spedizione provenienti dalle diverse mostre e musei con una sinergia fra Comuni di appartenenza degli alpinisti protagonisti e le loro famiglie, musei, enti, aziende che fornirono i materiali alla spedizione del Prof Ardito Desio.
"La presenza della Fondazione Sella onlus fondata nel 1980, conserva e valorizza un vasto archivio documentario e iconografico. Il suo motto, coniungit et servat, definisce il suo obiettivo principale, custodire responsabilmente il patrimonio storico-culturale rendendolo accessibile come bene comune"Credito: Fondazione Sella.
La Fondazione Dalmine partecipa con materiale storico dell'archivio e le bombole d'ossigeno.
Gottifredi Maffioli contribuisce con le corde originali prodotte per la spedizione italiana del 1954 e rare fotografie dell'archivio.
Si ringrazia Mauro Mazzara per le illustrazioni che impreziosiscono il libro e la mostra.
E molto altro ancora.
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