30 anni fa: La perdita della navetta Challenger
30 Anni fa, la mattina del 28 gennaio del 1986, a 14 chilometri dal suolo e dopo soli 73 secondi di volo, lo Space Shuttle Challenger si disintegrò in migliaia di pezzi e si portò via sette vite.
Equipaggio del STS-51-L Prima fila da sinistra a destra: Michael John Smith, Dick Scobee, e Ronald McNair. Seconda fila da sinistra a destra: Ellison Onizuka,Christa McAuliffe, Gregory Jarvis, e Judith Resnik. (NASA)
Lo
Space Shuttle era una macchina meravigliosa, ma complessa e
pericolosa. Pensare di inviare gli uomini e le donne nello Spazio e
farli rientrare sulla Terra con un gigantesco e pesantissimo
"Aliante" era un miracolo della tecnica, ma comportava
rischi enormi.
La
missione STS-51-L era la 25° missione del programma spaziale e la
decima della navetta Challenger. Il guasto fu causato da una
guarnizione del segmento del razzo destro a propellente solido.
(SRB) La rottura della guarnizione provocò una fuoriuscita di
fiamme dall'SRB che causò un cedimento strutturale del grande
serbatoio esterno, contenente idrogeno e ossigeno liquidi.
In
un primo momento si parlò di "esplosione", ma in realtà
la dinamica dell'incidente fu più complessa. Le successive inchieste
giunsero alla conclusione che il serbatoio esterno dello Shuttle si
spezzò, lasciando uscire ossigeno e idrogeno liquidi, che
mescolandosi si incendiarono. Entrambi
i booster proseguirono la loro rotta oltre la nuvola di fumo dove lo Shuttle si
era lacerato.
E'
stato accertato che gli
astronauti non morirono sul colpo. Dopo che lo Shuttle fu lacerato in
più parti, queste
continuarono la salita raggiungendo
una quota di circa
20 chilometri.
Lo Space Shuttle si disintegra e i due booster continuano il loro volo. |
Il Direttore di volo, Jay Greene (in primo piano) fotografato nel momento dell'incidente.
La
cabina colpì la superficie dell’acqua dopo
2 minuti e 45 secondi dall'incidente, ad
una velocità di oltre 320
km/h, con
una forza
risultante di circa 200 G, con
conseguente
schiacciamento della struttura e una distruzione totale di qualsiasi
cosa si trovasse
all’interno della cabina.
Tutte
le indagini compiute subito dopo il disastro confermarono che
l’equipaggio era ancora in vita fino a quell’istante. Quello che
è meno chiaro è se fossero ancora
coscienti.
Se la cabina si era già depressurizzata, l’equipaggio avrebbe
avuto difficoltà a respirare. Nella
relazione
finale stilata
dai colleghi astronauti, si legge:
“L’equipaggio
è probabile ma non sicuro che abbia perso conoscenza”. Di
seguitò, si scoprì che
alcune bombole di emergenza, progettate per la fuga da un veicolo in
fumo ancora fermo a terra, erano state attivate.
Ovviamente
il pensiero va alle donne e gli uomini del Challenger che quasi
certamente si resero conto che la loro vita stava per terminare
tragicamente.
Rapporto NASA di Joseph Kerwin
Le due insegnanti americane: Barbara Morgan beckup crew e mission specialist durante STS-118 e Christa McAuliffe (2 sett. 1948- 28 gen. 1986) selezionate per essere le prime in un programma spaziale, nell'ambito del progetto Teacher in Space.
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Migliaia i detriti ritrovati sulla terra e in fondo al mare. (NASA) |
Kennedy Space Center: alcuni pezzi del Challenger (NASA)
Alcuni links per chi desidera approfondire:
"The Challenger Disaster Viewed at Pittsburgh's Buhl Planetarium" A Personal Remembrance by Glenn A. Walsh: http://buhlplanetarium2.tripod.com/bio/2006ChallengerBuhl.htm
Recollection of Challenger Tragedy from Eyewitness at Cape Canaveral:
Recollection of Challenger Tragedy from the West Coast:
Space Shuttle Challenger:
Commissione Rogers:
MEDIA: COELUM ASTRONOMIA
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P.S: per la cronaca il 1° febbraio è anche il giorno del mio compleanno e in quell'anno interruppi i festeggiamenti con i familiari e amici. Tra l'altro eravamo al momento della torta con la televisione accesa sulla CNN!