Pillole di Apollo: come si indossa una tuta lunare Apollo?

Quando si parla di mettere o togliere una tuta spaziale, spesso si usa il termine "indossabilità", perché la procedura per indossarla non è quella di tutti i giorni quando ci si veste per andare al lavoro. Ognuno avrà la propria divisa, ma quella dell'astronauta è un concentrato di tecnologia e va trattata con cura.
Quindi, come si fa a mettere su una tuta spaziale? Con molta pazienza e attenzione! La procedura è lunga e complessa, per evitare di scrivere un vero e proprio libro... o schematizzato i passaggi fondamentali.

Nel caso delle tute su misura dell'epoca Apollo, gli astronauti hanno dovuto effettuare numerosi training, come accade attualmente per gli astronauti della ISS, per imparare a indossare e togliere le tute spaziali. In caso di emergenza, gli astronauti Apollo avrebbero avuto circa cinque minuti per indossare le tute. (in questo caso estremo, avrebbero dovuto omettere tutte i test e le procedure di sicurezza). Nella vestizione "normale" le procedure di controllo sono lunghe e meticolose.

Componenti della tuta di Neil Armstrong. Credit:NASA


Indossare una tuta delle missioni Apollo, comportava una serie di operazioni fondamentali che dividerò in varie fasi.

Fase uno: biancheria intima

Gli astronauti indossavano della biancheria intima altamente assorbente.  I pesanti slip erano necessari per assorbire eventuali liquidi e avevano un dispositivo di raccolta delle urine che era collegato ad un profilattico di gomma attaccato ad un lungo tubo. Tutti gli astronauti del programma lunare erano uomini e quindi fu adottata la tecnologia che veniva utilizzata dai piloti dell'epoca. Oggi esistono slip spaziali studiati per entrambi i sessi. 

Fase due: LCG
Lo strato successivo era un indumento chiamato Liquid Cooling Garment (LCG).
Si trattava di una "sottotuta" in nylon nella quale erano inseriti dei sottili tubi in plastica trasparente nei quali circolava l'acqua per raffreddare il corpo dell'astronauta. Questo speciale indumento era fornito di apposite tasche in tessuto BETA rivestito di Teflon, per alloggiare gli strumenti biomedici fissati al corpo dell'astronauta, necessari per il controllo delle funzioni fisiologiche.




                              Liquid Cooling Garment (LCG) Credit:Smithsonian



Fase tre: ITMG
A questo punto, l'astronauta era pronto a indossare la tuta spaziale chiamata: Thermal Micrometeoroid Garment (TMG) o (Integrated ITMG)

L'ITMG è la vera e propria tuta che include il sistema di pressurizzazione, la protezione contro le radiazioni, il sistema per la respirazione e la protezione contro le micrometeoriti. Una piccola astronave in miniatura. Entrare nel ITMG sulla terra era un compito abbastanza semplice. L'astronauta entrava attraverso una cerniera posteriore infilando prima i piedi e successivamente abbassandosi infilava le braccia nelle maniche e la testa nell'anello del casco. Era una manovra da "contorsionista", ma l'addestramento la rese naturale e veloce. Nel caso delle tute A7LB che vedremo in seguito, la cerniera era trasversale e permetteva di indossarla più facilmente e velocemente.

Fase quattro: Chiusura della tuta
Con la IMTG collegata al sistema di raffreddamento e ai sensori biomedici, si iniziava a lavorare sulla sigillatura della tuta, chiudendo la lunga cerniera posteriore e bloccando la linguetta metallica per evitare aperture accidentali. La cerniera era protetta da uno spesso strato di tessuto che veniva chiuso con il velcro e gli automatici.

Tuta di Neil Armstrong Credit:Avino

Fase cinque:  CCA e Guanti
Una volta che il vestito era indossato e connesso, l'astronauta poteva  aggiungere tutti gli altri componenti. Indossava il Communications Carrier Assembly (CCA), noto anche come il "Cuffia Snoopy" per le caratteristiche macchie bianche e marroni. Il CCA era provvisto di microfono e auricolari per permettere le comunicazioni con i colleghi e il centro di controllo missione. Anche la cuffia era collegata ad una presa posta all'interno della tuta.
Una volta che il collegamento era stato fatto, l'astronauta poteva indossare  i guanti a pressione. (sotto venivano indossati dei leggeri guanti bianchi). Questi potevano essere di due tipi: Intraveicolar Glove (IVG) guanti che venivano indossati durante il lancio ed erano di gomma nera con  polsi bianchi e venivano collegati a due anelli di alluminio anodizzato rosso o blu (destra e sinistra). Una seconda coppia di guanti più spessi e complessi chiamati Extravehicular Glove (EVG) venivano utilizzati sulla superficie della Luna. Questi guanti avevano la punta delle dita in silicone blu e il resto delle dita e della mano erano coperti in un tessuto inossidabile intrecciato, noto come Chromel-R. 


Un casco in policarbonato trasparente, avrebbe assicurato la tenuta della pressione. Il casco a bolla veniva fissato all'anello in alluminio della tuta.
Sulla Luna gli astronauti indossavano il  Lunar Extravehicular Visor Assembly (LEVA) La visiera del casco era di policarbonato che proteggeva dai raggi ultravioletti e dall'impatto di micrometeoroidi. Un rivestimento in oro forniva protezione dalla luce e dal calore.


Il LEVA indossato dall'astronauta Fred Haise (Apollo13) Credit:NASA


Il sistema ventilazione portatile

Il giorno del lancio una volta effettuata la vestizione e tutti i controlli di sicurezza gli astronauti venivano collegati a dei sistemi di ventilazione autonoma per mantenere la pressione e il raffreddamento durante il trasferimento alla rampa di lancio. Una volta nel modulo di comando sarebbero stati collegati al supporto vitale della capsula. 



L'equipaggio di Apollo 11 lascia il Center Operation del Kennedy Space Center. Gli astronauti tengono nella loro mano il sistema di ventilazione. Credit:NASA



Passo sette: Preparazione per l'uscita Extraveicolare sul suolo lunare.

Prima di uscire sulla superficie della Luna, Armstrong e Aldrin indossarono delle soprascarpe lunari (EV), il Portable Life Support System (PLSS), e l'Oxygen Purge System (OPS). Le soprascarpe lunari avevano un design simile ai guanti (EVG), con il silicone blu nel battistrada, vedi impronte lunari, e lo stesso tessuto inossidabile intrecciato, noto come Chromel-R per evitare forature e abrasioni. A differenza dei guanti, tuttavia, gli stivali lunari erano montati sugli stivali integrati nell'ITMG.


Il PLSS Credit:NASA


Il PLSS era il supporto vitale degli astronauti durante l'esplorazione della  superficie della Luna. Forniva: ossigeno, acqua e le comunicazioni. L'OPS  era dell'ossigeno di emergenza e veniva montato sulla parte superiore dello zaino PLSS. Entrambi gli apparati di sopravvivenza erano connessi al Remote Control Unit (RCU), che serviva a controllare e gestire i sistemi.



OPS e RCU



                                       Apollo 11, Buzz Aldrin sulla Luna Credit:NASA


All'interno del modulo lunare, gli astronauti restavano collegati al supporto vitale del modulo fino alla completa depressurizzazione e una volta attivati i PLSS si sconnettevano dal modulo lunare. Al rientro dalle uscite extraveicolari, gli astronauti mettevano in carica i PLSS per rifornirli di ossigeno e acqua.


Se queste procedure possono sembrarvi facili, pensate che sulla terra, gli astronauti indossano le loro tute e le attrezzature con l'assistenza di tecnici e impiegano più di un'ora. Ora, immaginate di fare questo all'interno dello scarso volume abitabile di un veicolo spaziale Apollo o di un modulo lunare con uno o due altri esseri umani al vostro fianco che cercano di fare la stessa cosa... 
No, non è per niente facile!


Il giornalista della BBC, James Burke indossa e descrive una tuta Apollo A7L.






                                   


Commenti

gianluca atti ha detto…
BELLISSIMO ARTICOLO!GRANDE LUIGI! QUANTE COSE SI APPRENDONO ANCORA DAL MITICO PROGRAMMA APOLLO!!! GRAZIE!!! :-)))
spaceforsale ha detto…
Grazie a te Gianluca, continua a seguire il blog!

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